Gli Usa hanno avanzato la propria candidatura per entrambe le edizioni, sebbene appare altamente probabile che la prima delle due edizioni sia destinata all'Europa, mentre una candidata forte extra-europea potrebbe essere l'Australia. Decisioni attese tra poco più di dieci mesi dalla FIFA.
In America, però, ci credono: del resto - ricordano dall'USSF al massimo organismo calcistico - i mondiali del 1994 sono ancora commercialmente il miglior risultato per incassi e presenze allo stadio rispetto anche le successive tre edizioni ed il dato non potrà lontanemente essere eguagliato dalla prima kermesse in terra africana.
I mondiali del 1986 erano destinati ad essere ospitati dalla Colombia che però nel 1982 vi rinunciò per problemi principalmente economici, d'urgenza si decise di riassegnarli: tre pretendenti il Messico che li aveva accolti già nel 1970, il Canada e gli Usa.
Vinse il Messico, anche perchè alla Fifa c'era scetticismo verso un'edizione negli Stati Uniti che vedevano emergere le prime difficoltà di una
NASL spendacciona e non ben radicata nel tessuto sociale come testimoniava il modesto seguito di pubblico in quasi tutti gli stadi. Chissà se quel mondiale fosse stato ospitatato in Nord America forse si sarebbe potuta evitare la bancarotta della Nasl due anni più tardi, ma questo non è dato saperlo...
Il mondiale di calcio negli
Usa vi arriva nel 1994, anche grazie alle spinte dell'ex statista Henry
Kissinger: la nazionale di casa già all'edizione italiana era finalmente tornata a calcarne il palcoscenico da cui mancava dall'edizione del
1950. E sebbene il pubblico americano non era molto competente, però puntualmente rispose presente ed insieme arrivarono turisti da ogni dove per l'occasione. Piccola chicca la mascotte era il cane
Dingo.
Ciò che rimane più di ogni cosa nelle memoria degli organizzatori era il
caldo rovente l'
umidità, anche perchè per esigenze televisive si scelse di giocare ad orari tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio. Nella memoria dei tifosi rimangono le prodezze dei campioni, ma anche quelle storie tristi del nuovo doping di
Maradona o dell'assassinio di
Escobar al rientro dell'eliminata Colombia.
Merito di quel mondiale è anche la crescita della pratica del calcio negli Usa,, e soprattutto la nascita di una nuova lega: la Major League Soccer. Volano anche per l'attività del calcio femminile in cui le atlete americane hanno più volte eccelso.
Secondo
Alan Rothenberg, ex capo della macchina organizzativa di quei mondiali, la nazionale americana potrebbe essere competitiva per il titolo già nel 2018. Probabilmente questa rappresenta un'illusione a dispetto della crescita del "soccer".
Prendendo per buona questa teoria, l'USSF, e forte anche del sostegno del presidente Barack Obama, vorrebbe che ciò avvenisse sul suolo americano e consacrasse definitivamente questo sport nel cuore degli americani.
In ballo come detto ci sono le assegnazioni dei mondiali del 2018 e del 2022, e la candidatura è rivolta ad entrambe le edizioni. Il presidente dell'USSF Sunil Gulati ha presentato a supporto della domanda un'offerta di 18 città che potranno ospitare le gare. In realtà stando alla FIFA queste poi dovranno essere ridotte tra 9 e 12.
La bid americana comprende soli impianti già esistenti, per lo più stadi in uso alle franchigie di football americano vista la politica della MLS dei SSS: Atlanta, Baltimore, Boston, Dallas, Denver, Houston, Indianapolis, Kansas City, Los Angeles, Miami, Nashville, New York, Philadelphia, Phoenix, San Diego, Seattle, Tampa e Washington, D.C.
A sorpresa escluse rispetto all'edizione del 1994, per vari motivi: Chicago, Detroit, Orlando e San Francisco. Ma anche altre appetibili: Charlotte, Cleveland, Jacksonville, Oakland, Tulsa, Birmigham, St. Louis e New Orleans.
Nonostante una grande macchina organizzativa ed economica, però, gli Usa non sembrano essere tra le favorite. La candidatura europea più forte, insieme a quella dell'
Inghilterra, pare essere quella della
Russia che contese quando ancora si chiamava Unione Sovietica l'edizione del
1990 all'Italia.
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