I "Crest" dei team della MLS

I "Crest" dei team della MLS
Gli stemmi delle 19 compagini MLS anche per la stagione 2014

MLS Blog Italia: Proviamo a ripartire!

Cari amici lettori del blog "Major League Soccer Italia",

il 2013 è stato per chi scrive un anno durissimo da affrontare e ciò ha dovuto imporre uno stop all'attività di questa pagina sul soccer nord-americano.

Come vi avevo scritto lo scorso ottobre, la volontà del sottoscritto era di riprendere le pubblicazioni e gli aggiornamenti.

Ora, è il momento di riprovarci! Cambierò gradualmente qualcosa a livello grafico e non solo e proveremo anche a recuperare anche parte del regresso.

Le porte per collaborazioni e suggerimenti, come sempre, sono sempre aperte alle Vostre email.

Un abbraccio "virtuale" a voi tutti che spero di ritrovare ancora al mio fianco in questa passione per il mondo del calcio, soccer come dicono, in Nord America.


Giuseppe


lunedì 30 agosto 2010

La rivincita di Diop: 8 anni e 88 giorni dopo


Nel calcio, ad ogni latitudine, oltre allo spettacolo del gioco sul rettangolo verde con i gol e le emozioni, contano anche le "storie" dei protagonisti.

Ed ogni tanto la luce dei riflettori si sposta dai soliti noti, e concede la ribalta anche a chi fino a quel momento era stato nell'ombra, e spesso percorrendo un cammino professionale ed umano che merita la giusta attenzione.

L'occasione di riscatto per Birahim Diop arriva a distanza di ben 8 anni e 88 giorni, e per il ragazzone trentunenne senegalese (191 cm) arriva attraverso una storica doppietta quando nell'assoluta emergenza il tecnico dei Kansas City Wizards Peter Vermes lo inventa centravanti nella sfida del 21 agosto contro i New England Revolution.

Due gol ed altri falliti per Diop, ma non sono certo questi ad incuriosire. Anzi in verità anche senza questi due gol la sua sarebbe una storia da raccontare. Una storia tutta "personale" per chi alla MLS è tornato dopo diversi anni dalla prima e non troppo fortunata esperienza, prima di girovagare un pò per i tornei colombiani e moldavi, e ritrovarsi a rivivere un sogno dopo una stagione di inattività a giocare nei playground dei sobborghi di New York.

Buffo il destino verrebbe da dire, ma andiamo con ordine. Birahim Diop nasce a Thies in Senegal il 7 febbraio del 1979, e la madre Africa lo dota di un fisico longilineo e snello, esteticamente aggrazziato nel modo di correre e non certo baciato da fini doti tecniche.

L'approccio con il calcio avviene in patria nella formazione della città natale, l'US Rail e siamo nella stagione 1999-2000 e il ragazzo mette all'attivo 15 gol. Un particolare che non può sfuggire ad uno dei team più importanti del paese africano, l'ASC Jeanne D'Arc di Dakar con cui nel torneo 2000-01 mette a segno 12 gol e 7 assist.

Nel 2001 Diop emigra alla volta degli Stati Uniti, e trova un ingaggio con i Metrostars. Attenzione, però, si tratta dei MetroBlack: niente discriminazioni o pregiudizi, così erano chiamati - per il colore della maglia - quelli della compagine dell'allora torneo "riserve".

Il calciatore senegalese conquista l'attenzione dello staff della prima squadra che all'epoca non sembrava attraversare un periodo economico particolarmente florido, e pescava con frequenza dalle serie minori dei giovani per proporli in MLS ma con risultati alquanto modesti. Due brevi apparizioni in prima squadra già nel 2001 (per 11' complessivi).

Diop agli ordini del mister ecuadoregno Octavio Zambrano inizia il precampionato con i MetroStars e venendo inserito nel roster della formazione del torneo 2002. Alla fine della stagione però per lui vi saranno appena 4 presenze ufficiali (3 dall'inizio per complessivi 228') in campionato prima del suo taglio.

Troppo poco per renderlo appetibile ad altri team della lega, ed inevitabile per Diop risulta il sacrificio di giocare nei tornei amatoriali dell'area della "Big Apple". Ciò anche in considerazione dei cambiamenti interni alla guida della squadra con l'arrivo sulla panchina dell'attuale ct USA Bob Bradley e i cambiamenti di alcune regole per esempio per i team "riserve". Nel mentre Octavio Zambrano ha accettato una proposta dirigenziale nei quadri tecnici della federazione dell'Ecuador.

Nella stagione 2005-06, però, vi è un ritorno al futbol professionistico, seppur con poche presenze nel Deportivo Pereira in Colombia.

Dall'Africa agli Usa, dal Sud America all'Est Europa: Nella stagione 2007 l'approdo in Moldavia, nell'FC Tiligul-Tiras Tiraspol (20 presenze e 3 gol) agli ordini ancora di Octavio Zambrano. Poi il tecnico ecuadoregno si trasferisce nella vicina Sopron League Ungherese con il Tatabanya e Diop ritorna a New York dove il "soccer" ritorna ad essere poco più di un gioco amatoriale.

Qui lo vede in un match senza pretese Peter Vermes, ancora general manager dei Wizards prima di subentrare sulla panchina ad Onalfo, e conquistato promette al calciatore senegalese un provino con il training camp della stagione successiva.

Ed è così, Vermes ricorda la promessa ed invita al camp 2010 il senegalese. E siccome la vita è fatta di strani incroci chi ti spunta a fare da assistant coach della formazione del Missouri, ancora Octavio Zambrano.

Basta rileggere gli articoli di questo inverno per comprendere cosa siano i training camp con tesserati e tanti trialist in prova che sei forte con la testa rischi di vederti passare davanti il treno senza che ti riesce di salirci a bordo.

Diop, invece, resiste al freddo e al caldo, e mentre tanti arrivano e vanno via (ad esempio il "nostro" Bernardo) in quel porto di mare che è il camp, lui resiste ed alla fine la spunta strappando un contratto.

Ma cosa volete che sia un contratto in MLS? Talvolta davvero poca roba, se pensate che attraverso i trials i Wizards hanno ingaggiato, ma anche rilasciato, tanta gente: Ryan Smith, Craig Rocastle, il colombiano Andres Escobar o il moldavo Igor Kostrov che poi hanno salutato il gruppo.

Diop, però, è rimasto. Spesso ai margini, rare presenze per pochi scampoli ed era già tanto vederlo tra i sette in panchina. L'esser rimasto probabilmente è un merito alle sue qualità umane più che tecniche, apprezzate da compagni e staff tecnico. Ed allora perchè cambiare una terza linea gradita, magari con una riserva con il broncio?

Poi viene l'emergenza, e l'ex attaccante Peter Vermes, uno che nel 1996 ai MetroStars venne arretrato a difensore centrale da Carlos Queiroz per le doti di carisma, si ritrova a pensare a come comporre il suo tridente nella gara contro i New England Revolution.

Josh Wolff è fuori causa, così come l'ancora acerbo canadese Teal Bunbury, Jamar Beasley è abituato all'indoor ed inutile negare che Kei Kamara e Ryan Smith giochino meglio larghi sulle fasce, e la pista Davy Arnaud toglierebbe qualità al centrocampo. Gira e rigira spunta la soluzione, quel lungagnone messo davanti ai centrali dei Revs può creare problemi, ed infatti è così.

E la mossa si rivela fortunata e vincente ben oltre le due reti, perchè Diop con i suoi centimetri è un riferimento per i palloni alti, ma al contempo con l'inalterato spirito da mediano assicura costanti rientri in mediana e non pochi disorientamenti nei difensori centrali avversari.

La vendetta sarà un piatto da gustare freddo, però ritrovarsi protagonista ad otto anni ed ottantotto giorni di distanza dall'ultima apparizione con i MetroStars, più che una rivincita suona come una resurrezione.

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