La Major League Soccer si espande, la stagione 2010 segnerà il debutto dei Philadelphia Union, mentre nel 2011 si registreranno gli ingressi simultanei di Portland e dei canadesi di Vancouver che seguiranno il tragitto compiuto da Seattle traghettando dall'ex USL, il percorso sarà inevitabilmente seguito anche da Montreal.
Persino la nazionale a stelle e strisce continua a mostrare costanti margini di miglioramento a livello internazionale visto l'exploit compiuto lo scorso giugno nella Confederation Cup dai ragazzi del ct Bob Bradley.
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Tra tante note apparentemente positive, ne spicca una di ben altro tenore. Uno dei "freni" maggiori alla crescita della MLS a livello internazionale, secondo l'opinione di molti addetti ai lavori, è ancora il basso regime di "salary cup" imposto ai club.
Gli Stati Uniti sono sempre la terra delle opportunità, e della libera concorrenza ma nello sport a vario livello sono imposti dei paletti di controllo, ovvero nello specifico dei tetti salariali.
Ciò avviene in tutti gli sport americani, dalla NBA al NFL, dalla NHL al MLB; certo, ciò avviene secondo differenti parametri economici a cui, però, sono chiamati ad attenersi i vari club. Questa politica non poteva che essere seguita anche dalla MLS sin dalla sua nascita nel 1996.
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Merito quindi al commissioner Don Garber subentrato a Doug Logan al timone della Lega, ma anche di qualificati manager come ad esempio Ivan Gazidis (foto al lato, oggi emigrato a dirigere i londinesi dell'Arsenal).
Per crescere in modo rapido e costante, il modello del soccer americano ha però dovuto scegliere una politica economica rigorosamente incentrata sul taglio dei costi ritenuti superflui e troppo esosi. Esempio classico, l'ideale obiettivo di mercato a livello internazionale per i team sono stati quei calciatori a scadenza contrattuale con i precedenti.
La Mls raramente ha pagato il costo di un cartellino, se non da una posizione di forza economica con club sudamericani, centro-americani e più recentemente africani. Insomma, chi volesse venire dall'Europa deve pretendere il solo ingaggio.
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In realtà queste sono eccezioni. Il grande zoccolo dei calciatori, e per lo più quelli americani prendono ingaggi notevolmente inferiori. Per innalzare gli stessi la Mls lo scorso anno eliminò il torneo riserve e ridusse il numero dei componenti del roster.
Una scelta necessaria per fronteggiare le necessità dei calciatori americani, e soprattutto invogliare i giovani ad intraprendere questo sport, e magari proseguire nello stesso dopo gli anni del college.
Differentemente da altre nazioni, lo sport negli Usa produce gente in possesso di titoli di studio che sono spendibili nel mercato del lavoro. Non è un caso che il percorso di militanza in un club professionistico tra Mls e serie inferiori in genere sia sui sette anni, la metà di una carriera degli omologhi europei o sudamericani.
Lo snodo principale del dibattito sono gli ingaggi ed alcune condizioni contrattuali assai penalizzanti. Il 31 gennaio scadrà il contratto di categoria dei calciatori negli Usa, ed ancora oggi non sembra esserci la base per l'accordo tra le parti.
Da una parte la MLS e dall'altra la CBA (Collective Bargaining Agreement) e la MLS Player Association, quest'ultima ha anche investito la Fifa ed in particolare la FifPro (struttura nata nel 1965 a tutella dei diritti dei calciatori) di esaminare la situazione. Sebbene questa, pur notando delle prassi inusuali, di fatto se ne è lavata le mani ritenendole connesse alle leggi in materia di lavoro vigenti negli Usa.
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Questa situazione non è anomala per lo sport "Made in Usa", è già successo che si verificassero Lock-Out. Resta da capire a chi nel socccer possa convenire: non certo alla MLS, men che meno ai calciatori americani o canadesi!
Quindi presto o tardi arriverà un accordo che salvi capre e cavoli e dia il via alla stagione 2010. Probabilmente sarà un accordo - mediato dall'USSF - che ricalchi l'esistente, e conceda qualche lieve ritocco verso l'alto, oppure istituisca un fondo di garanzia o nuove regole relativamente ai contratti su cui spesso i club decidono improvvise risoluzioni alla ricerca di esigenze relative ai rispettivi roster.
La via dell'affermazione del soccer e della MLS sullo scenario internazionale non può non dipendere dall'aumento del salary cup al fine di attrarre ed essere pienamente competitiva sul mercato. La strada è tracciata, e non è fatta esclusivamente di Designated Players, ma dal sostanziale miglioramento delle condizioni di tutti i tesserati, unica via all'affermazione dell'intero movimento. Peccato che ciò non avverrà con un semplice tocco di bacchetta magica
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