

In verità il vero esordio della Panico è arrivato lontano dal terreno di gioco, in uno dei luoghi più prestigiosi e suggestivi nell'immaginario della realtà americana. Reduce dal doppio successo con la nazionale italiana del ct Pietro Ghedin contro Slovenia (6-0, suo il quinto gol) e Finlandia

Complice una fortunata coincidenza, ho avuto la fortuna di incontrare di persona la Patrizia Panico in occasione della Final Six di Coppa Italia femminile disputata ad inizio giugno a Capo d'Orlando, e conclusa con il successo ai rigori della Reggiana proprio sulla Torres.
Nell'occasione ho parlato con la Panico, del momento del calcio femminile italiano e della sua futura esperienza in America. In parte qui riprendo uno stralcio di un'intervista pubblicata su un'altra testata:
Uno dei è Patrizia Panico, l'attaccante romana e della Nazionale che ha scritto il proprio nome sugli ultimi quattro scudetti, tre con il Bardolino e uno con la Torres. Dopo le prossime gare in azzurro proverà l'esperienza del torneo "pro" americano Woman Professional Soccer con il team degli Sky Blue FC. "Il calcio femminile italiano è per tradizione un

A ciò aggiungo una parte inedita sul torneo americano: "Sono felice di poter fare questa esperienza, la WPS è un torneo estremamente affascinato ed equilibrato. Non si assiste a gare a senso unico, il livello è alto, probabilmente superiore a quello europeo delle Coppe. Oltre alle calciatrici americane, forti di una grande crescita favorita dalla diffusione del gioco a livello dei college, vi sono atlete di importanza internazionale provenienti dal Brasile come Marta e poi anche altre atlete provenienti dall'Europa. Questa lega rappresenta il massimo per la sua concezione, per l'alto livello di gioco per tutte le calciatrici ma anche per aspetti di natura economica. Per me è una vacanza-studio premio, e sono felice di rappresentare anche l'Italia di cui sarò la prima rappresentante, ed al termine dell'estate tornerò alla Torres che ringrazio per avermi concesso questa opportunità".

"In passato ero stata già vicina ad un'esperienza professionistica in America - ricorda la Panico - era l'allora WUSA, però, sorsero dei problemi con il mio vecchio team dell'epoca la Lazio che non acconsentì al trasferimento. Ed essendo molto legata a questo team non me la sentii di forzare la situazione impugnando il contratto ed avviando una battaglia legale per andare via".
Parole nostalgiche di un grande attaccamento ai colori del team romano, velate anche da una parziale amarezza per il successivo trattamento subito dal sodalizio biancoceleste che la svincolò d'ufficio per ragioni economiche.
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